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In occasione della XIII Edizione di MIA PHOTO FAIR, la prima e più importante fiera d’arte dedicata alla fotografia in Italia,in programma all’ALLIANZ MiCo MILANO CONGRESSI dall’11 al 14 aprile 2024, Tallulah Studio Artpresenta BECAUSE YOU ARE A WOMAN. Un progetto speciale, a cura di Patrizia Madau e Rebecca Delmenico, sviluppato attraverso l’accostamento visivo di quattro artisti della fotografia: Dina Goldstein, Maurizio Forcella, Keila Guilarte e Donatella Izzo. Ciascuno di loro esprime con stili differenti l’identità femminile e il suo cambiamento.

BECAUSE YOU ARE A WOMAN è lo sguardo sulle donne, il racconto delle loro suggestioni etiche, morali, amorali, contemporanee e i relativi contrasti sociali e culturali. Nella prospettiva di questi artisti la donna si libera di tutta una serie di imposizioni legate alla cultura occidentale, dove bellezza, giovinezza e ricchezza, veicolate da una perfetta apparenza, sono sinonimo di felicità. Una narrazione sull’universo femminile dove le donne vengono celebrate per la forza che dimostrano quotidianamente, per il loro essere indipendente di fronte alle sfide poste dalla contemporaneità.

Dina Goldstein è nota a livello internazionale per le sue serie fotografiche, che si sviluppano in elaborate tableaux, in cui l’artista, con un linguaggio pop e irriverente, muove una critica sociale mostrando la propria versione degli archetipi della cultura di massa occidentale. Con le sue graffianti opere, Dina Goldstein affronta il cambiamento sotto diversi aspetti. Attraverso un racconto ironico e tagliente nella serie “In the Dollhouse” la fotografa scoperchia i lati oscuri di una dinamica ormai tossica nel rapporto di coppia, quella tra Barbie e Ken, caratterizzata dall’apparenza e dalla finzione. Con “The Fallen Princess” invece, abbatte il falso mito del “vissero per sempre felici e contenti”, creato da Disney ad uso e consumo di intere generazioni, ricontestualizzando le eroine Disney per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide della società contemporanea. Con “The Last Supper” dalla serie “God of Suburbia”, si affronta il cambiamento che la società dovrebbe avere nei confronti delle persone in difficoltà. Nella ricostruzione della cena più famosa della storia religiosa, la Goldstein rappresenta gli apostoli di Gesù come appartenenti a una gang del Downtown Eastside di Vancouver, luogo noto per essere tra i più malfamati e disagiati del Canada. Invece di un banchetto, troviamo lattine di birra vuote e zuppe in ciotole di plastica.

Le donne di Maurizio Forcella, sovvertono l’estetica dell’apparenza, decostruendo l’idea di un’estetica contemporanea, dove tutto deve apparire in maniera perfetta, levigata e senza incrinature. Nei suoi ritratti l’artista cerca quell’imperfezione che da sempre è fonte di creatività e innovazione, e la racconta attraverso i volti sinceri, segnati dal tempo. Occhi chiusi, volti rugosi, niente sguardi ammiccanti, né filtri camuffanti: queste sono le signore sognanti di Forcella. Donne gentili, libere che hanno riaffermato per tutte il diritto alla diversità. La lavorazione, affidata alle cosiddette AI-TTI, permette di elaborare contenuti fotografici intervenendo su aspetti estetici caratterizzanti e grazie ad un preciso lavoro di post-produzione i risultati sono quelli di una fotografia pittorica.

Il reportage di Keila Guilarte “I mille volti dell’Uganda” è stato realizzato in collaborazione con l’associazione To Get There, l’ETS fondata da Massimo Leonardelli e Piero Piazzi, con l’intento di aiutare le persone in difficoltà. Lo sguardo della fotografa cubana ci porta in mezzo a una realtà fatta di povertà e indigenza estrema, incontrando al tempo stesso la forza, la speranza, l’energia e l’attaccamento alla vita di questa popolazione caratterizzata dalla grande dignità. Scatti in bianco e nero, poetici ed evocativi raccontano gli sguardi inconsapevoli dei bambini e omaggiano soprattutto la personalità femminile ugandese, mostrata nella consuetudine di donne, madri e lavoratrici dalla grande tempra e fede.

Donatella Izzo nelle opere “Silent Time” e “She Wanted”dalla serie “No Portrait”, mostra l’anti-ritratto della donna in una società basata sull’apparenza e sulla moda dell’essere perfetti a tutti i costi attraverso i selfie, i filtri e i social. La vera rivoluzione è mostrarsi per quello che si è con le proprie fragilità e imperfezioni, anche dal punto di vista psicologico. Nelle opere della Izzo il viso è parzialmente nascosto per sottolineare l’idea dell’imperfezione che rende unici e fa sì che le personalità emergano scavando nell’io più profondo, andando oltre la superficie.

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