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Renata Fabbri annuncia Odeon, la prima mostra personale in galleria di Gaia De Megni, parte della programmazione della project room Sotto. Il progetto espositivo riunisce una selezione di lavori scultorei e fotografici in dialogo con la performance Il mito dell’eroe presentata in esclusiva la sera dell’inaugurazione della mostra. 

Muovendosi fra medium eterogenei, fra i quali scultura, installazione, video e performance, il lavoro di Gaia De Megni analizza le possibilità di un’immagine, attraverso la frantumazione dell’immaginario occidentale e le sue rappresentazioni. Ad attrarre l’attenzione dell’artista sono, in modo particolare, le immagini in movimento, a partire dalle quali De Megni individua matrici individuali e collettive. Attingendo dal linguaggio cinematografico storico e contemporaneo, così come dei mezzi di comunicazione digitali, il suo lavoro si interroga su un possibile equilibrio fra assenza e presenza, monumento e movimento, rappresentazione e realtà, attraverso processi di decostruzione e riformulazione di codici visivi e verbali.  

Ricorrente, nella sua produzione, è l’indagine sul contesto militare e le sue ritualità, dal quale De Megni riprende simboli e paradigmi estetici, come armi, distintivi e uniformi – o ancora – specifiche gestualità o posture, rielaborandole in forma scultorea e performativa. In questo modo, ruoli e azioni legati ad un’idea di offesa e difesa, sono nei lavori dell’artista decontestualizzati e svuotati di ogni simbologia d’appartenenza o intento spettacolarizzante. Restano gestualità reiterate, andature lente e prolungate, dispositivi disfunzionali, costumi di scena: il risultato di un’operazione di astrazione e frammentazione del contenuto originario atto a formulare nuove interpretazioni e relazioni di senso. 

Riprendendo elementi tipici della performance militare, del cinema e dell’architettura teatrale, la mostra concepita per gli spazi della galleria Renata Fabbri interroga l’archetipo dell’eroe, operando sulla storia e le sue rappresentazioni, per decostruirne la retorica in favore di una soggettività che non ha provenienza, razza né tantomeno genere. La performance Il mito dell’eroe rappresenta il preludio di una serie di opere che, al limite fra finzione e realtà, interrogano narrative univoche e dominanti radicate nella cultura mediatica. Guardando alla struttura architettonica dell’Odeon greco e ai suoi molteplici utilizzi nel corso della storia De Megni riflette sulla teatralizzazione della violenza come metafora sociale del contemporaneo. 

Gaia De Megni. Ha conseguito la laurea magistrale in Arti Visive e Studi Curatoriali alla NABA di Milano e il Master MAP_PA in Arti performative, Palaexpo e Accademia di Belle Arti di Roma. Le mostre e i progetti recenti includono: AFELIO, Il mito dell’Eroe; Il mito dell’Androgino; Dedalo; Il peso del Tuono; Amore Giovane. Le mostre collettive includono: Woodland, Teatro dei ragazzi; Ekrani i Artit 2022, Shkodër; mostra collettiva al Castello delle Mura di Roma in occasione Talent PrizeINSIDEART; Il Mito dell’Eroe, Hypermaremma 2021; Blackout, a cura di Ana Dević, Pierre Bal-Blanc, Marco Scotini, Carol Yinghua Lu and Liu Ding e pubblicato sulla rivista Artribune; Studio Visit – 30 artisti per 30 giorni, a cura di Adrian Paci e pubblicata da Fondazione Pini e Boîte Editions; Maker Faire a cura di ArToday; Esterno Notte a cura di CAMERA – Centro Italiano di Fotografia; The Wild State, Ars Electronica Festival; San Carlo, San Carlo al Lazzaretto; PROPAGANDA, a cura di Marcello Maloberti, Museo del Novecento. Ha inoltre vinto il premio d’arte città di Monza Biennale dei giovani, il premio Arte Accademia del DUCATO prize, il premio Lydia, il Pini Art Prize di Fondazione Pini ed è stata selezionata tra i nove finalisti del Talent Prize 2021.

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