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In occasione della terza edizione della Florence Art Week, Museo Novecento è lieto di annunciare, dal 7 ottobre 2023 al 11 marzo 2024, Split Face, una mostra monografica di Nathaniel Mary Quinn artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche.

La mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dell’artista in Italia e a Firenze, e coinvolgerà il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere una serie di dipinti inediti o di recente produzione accanto alle opere della ritrattistica rinascimentale fiorentina e dei maestri del Novecento italiano. “Una mostra importante che porta per la prima volta a Firenze e in Italia una monografica di un artista tra i più dirompenti della scena internazionale – ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini -. Un doppio palcoscenico che sede protagonista l’arte di Nathaniel Mary Quinn in una declinazione tra Museo Bardini e Museo Novecento, mettendoci di fronte più che a ritratti a vere e proprie sculture bidimensionali. Un dialogo tra ispirazione rinascimentale, cubismo e surrealismo che diventa una composizione fortemente ancorata all’attualità e al quotidiano, ai volti, alle persone, alla scomposizione della personalità e dei caratteri di ognuno. E Firenze, ancora una volta, è pronta a evidenziarne la potenza espressiva”. “Sfidando il canone della bellezza che ha dominato la ritrattistica fino all’Ottocento, Quinn percorre la via aperta dai grandi maestri del Novecento, tra cui Pablo Picasso e Francis Bacon, promuovendo una libertà di interpretazione della figura umana, della composizione, dell’equilibrio e della indagine psicologica, e formulando un linguaggio anti-accademico che risulta sempre originale e spiazzante. – afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – La sua entrata in scena a Firenze è come quella di un boxer nella sala del Botticelli agli Uffizi: una sfida ai canoni della bellezza rinascimentale, come fu quella dei volti cubisti di Picasso o delle figure tumefatte e disossate di Bacon, una pittura che mette in discussione la nostra capacità di abbandonare i preconcetti nella conoscenza dell’altro.” Insieme ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, e a quelle di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private.

Split Face è un’occasione unica per presentare al pubblico una selezione di opere di Quinn, tra cui diversi nuovi dipinti creati appositamente per questa mostra e in diretto dialogo con i ritratti del Rinascimento fiorentino e dei maestri italiani del XX secolo.

Come nelle passate incursioni di John Currin, Gleen Brown, Luca Pignatelli, Anj Smith, Emiliano Maggi e Rachel Feinstein, la direzione artistica del Museo Novecento rinnova e ripropone il dialogo tra una delle ricerche più avanzate in campo figurativo, come quella di Quinn, e il Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto di una passione eclettica per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, come è stata quella del mercante e collezionista Stefano Bardini.

I ritratti di Nathaniel Mary Quinn, a tratti grotteschi, distorti e scombinati, sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale qualità e tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo e al cartoon. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, creano un senso di disorientamento e confusione in chi guarda. I volti sembrano ritagliati, come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere nelle intenzioni dell’artista al volto del ritrattato. Attraverso un esercizio quotidiano, costante e meticoloso, Quinn ha perfezionato negli anni uno stile pittorico unico nel suo genere che affonda le sue radici tanto nel passato, richiamando alla mente la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche, quanto nella cultura visiva contemporanea, attingendo a immagini e contenuti dei mass media e muovendosi continuamente tra low e high culture. Le sue opere, incentrate esclusivamente sulla pittura e sul ritratto, hanno uno stretto legame con il suo vissuto e mescolano l’universo biografico, popolato da eventi e persone a lui vicine, a quello immaginifico, sovrapponendo livelli di memoria e indagando la capacità di elaborare i ricordi nonché di percepire l’Altro. Pur essendo a tratti grotteschi e deformati, i ritratti sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, generano immagini perturbanti che disorientano e confondono chi guarda. I volti sembrano essere stati ritagliati come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere, nelle intenzioni dell’artista, al volto di chi è ritratto e a un personale senso di realtà. Nutrendosi di Aspirazioni che provengono anche dal campo musicale, letterario e psicologico, Quinn pone al centro del fare artistico il montaggio, quel “taglia e cuci” sperimentato tanto nell’arte che nella moda dalle avanguardie del Novecento. I suoi ritratti sono un concentrato temporale che fonde presente e passato, memorie personali e stralci di un archivio collettivo tratto dai più disparati media. Questo processo di elaborazione dell’immagine ci induce a riflettere sul modo in cui comunichiamo e percepiamo la realtà contemporanea, su come costruiamo e rappresentiamo la nostra vita e quella degli altri.

Guardando opere come Mama, Joe, and James Brown, Mr. Nightmare o Split Face siamo invitati ad abbandonare i nostri modelli estetici che spesso imprigionano la complessità psicologica del soggetto, alle volte anche disturbante, in una fisiognomica sempre rassicurante, in termini di equilibrio e armonia. Queste opere non hanno nulla della levigatezza e della correttezza formale di certe immagini contemporanee, ancora propense a sfruttare le forme classiche e rinascimentali attraverso citazioni piatte di spirito postmoderno, ma appaiono come ‘un cocktail’ formale che puo essere brutale e violento, ‘anti-grazioso’, per riprendere il titolo di un celebre dipinto del 1916 Carlo Carrà. All’interno del Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto della passione eclettica del mercante Stefano Bardini per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, le opere di Quinn urlano e ribadiscono la loro appartenenza al mondo della realtà e della verità, tra verità e apparenza.

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