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Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS presenta la mostra Ritorno a Ferrara. L’universo di Leo Contini Lampronti, curata da Hava Contini e Yael Sonnino-Levy. Un percorso che vuole riscoprire un artista curioso ed eclettico, alla costante ricerca di un dialogo intimo tra sperimentazione artistica e ispirazione religiosa.

La mostra ripercorre le evoluzioni stilistiche di Leo Contini Lampronti, a partire dal legame profondo che tesse con la città dei suoi genitori. Una Ferrara fisica e metafisica che rivive nelle sue tele e le cui tracce si possono ritrovare nei loro colori, profumi e sapori: la coppia, la bicicletta e i sassi di Via Vignatagliata, situata nel cuore dell’ex ghetto ebraico, sono i simboli di una memoria famigliare che abita l’immaginario dell’artista, traducendosi in segni pittorici.

La ricca produzione di opere, allestita per la prima volta negli ambienti del MEIS, spazia dalla ricerca figurativa dei ritratti alle tele astratte, che manifestano un interesse dell’artista nella scomposizione e ricomposizione del reale attraverso forme geometriche. All’interno della sua indagine formale, influenzata da una formazione scientifica, i mosaici dipinti le figure punteggiate, i cerchi geometrici e le lacune, lo portano a elaborare creazioni personali come le tototomie e le anasculture. Queste sperimentazioni si basano sul dialogo fra il carattere bidimensionale della pittura e quello tridimensionale della scultura e creano l’illusione ottica di un flusso magico in cui immergersi e abbandonarsi.

Accanto alla ricerca pittorica, l’artista si confronta con gli oggetti della religione ebraica sperimentando le nuove tecniche dell’artigianato. Tra questa varietà di elementi, spicca la produzione legata ai riti ebraici, come la Hanukkah, il candelabro ad otto bracci, e i bicchieri del Qiddush, denominati ARKS, le cui coppe e i relativi piattini generano un inaspettato gioco di riflessi nella sala espositiva.

Con Ritorno a Ferrara. L’universo di Leo Contini Lampronti, il MEIS decide di dedicare un nuovo capitolo alle sperimentazioni dell’arte ebraica, riservando il proprio sguardo sull’attività dell’artista, sempre tesa a conciliare il suo amore per i luoghi delle origini con il rigore di una mentalità scientifica e la passione per la ricerca artistica. Spiega il Direttore del museo, Amedeo Spagnoletto: “Il dilemma su cosa si intenda per arte ebraica – se arte fatta da ebrei o espressione di temi ebraici – trovo che giunga a sublimazione con Contini e la sua opera: uno spazio ideale nel quale i due concetti si incontrano e trovano armoniosa compenetrazione”.

Conclude il Presidente del MEIS, Dario Disegni: “Abbiamo voluto raccontare Leo Contini Lampronti come un artista che interagisce con il Tempo e le sue conseguenze. Che vive in un nuovo mondo, Israele, e si confronta con le sue radici e le sue nuove scoperte; che gioca con lingue e linguaggi senza mai dimenticare il suo rapporto con il Paese da cui discende. La sua vita e le sue opere sono dunque anche il riflesso dell’Ebraismo italiano del Novecento, tra domande, dubbi, difficoltà e possibilità. Un primo passo verso la grande mostra dedicata al secolo breve, che inaugureremo nella primavera del 2024 e che costituirà il culmine della narrazione iniziata dal MEIS nel 2017”.

La mostra è realizzata con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Ambasciata d’Israele in Italia. Ente sostenitore del MEIS: Intesa Sanpaolo.

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