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Si inaugura nella Galleria del Policlinico Tor Vergata di Roma la installazione di Angela Infante, che opera nel Policlinico, e Paolo Cianchetti, performer e storico dell’arte.
Le mascherine diventano una installazione artistica. Angela Infante ha puntato “i riflettori” su di esse, trasformandole da strumento di protezione, utilizzato e sanificato, ad opera artistica. Una idea progetto ideato e realizzato, in parte, nella prima fase della Emergenza Sanitaria e che ha seguito la drammatica evoluzione della pandemia, così come la speranza dell’arrivo di unvaccino. Se i linguaggi espressivi non sono un’entità isolata, l’installazione interattiva e tutta simbolica del “MURO” e dell “AQUILONE Covid19”, ne costituiscono prova tangibile. Era la primavera 2020. Il vivere insieme nel Policlinico Tor Vergata, come accadeva nel mondo, veniva privato lentamente della sua parte più consolidata: la relazione. La mascherina, il distanziamento, la “zona rossa” modificavano improvvisamente i nostri comportamenti. Il Policlinico Tor Vergata da luogo di cura e di accoglienza diventava una “città fortificata”. Un oggetto sanitario, di cura e protettivo, la mascherina diventava parte integrante dei nostri volti. Il lavoro di Angela Infante è l’elaborazione di una testimonianza, la ricerca di un linguaggio espressivo che traduce il sentire e il “vissuto insieme” nell’ospedale in quel ”devastante” tempo dedicato alla cura. Un esempio di arte pubblica, un dialogo che nasce dagli abitanti di questo spazio e che ritorna a tutti gli abitanti del mondo in questa pandemia, un valore culturale riconoscibile e riconosciuto dalla comunità che vive questo luogo. Parole stampate, e mascherine chirurgichesi sintetizzano con un ampio respiro, nell’immagine di aerea leggerezza e di libertà che l’aquilone porta con sé. L’installazione trova una riflessione comune e individuale allo stesso tempo, nell’espressione poetica dell’haiku di Tan Taigi: “Oltre il valico in fondo una città fortificata, e stormi di aquiloni”. Angela Infante racconta: «l’esperienza collettiva vissuta, nella prima fase della emergenza, da marzo a maggio nel nostro Policlinico all’interno di una comunità di persone con la quale condivido da anni un lavoro che mi impegna e mi appassiona. Tutto questo non poteva, non doveva scivolare in un ricordo rarefatto ed appannato». Le parole-pensiero sono state ascoltate, intuite e raccolte dal “parlare dei curanti” dopo un estenuante turno di lavoro o riposate e rese inquiete dall’inizio di uno nuovo. La tecnica compositiva impiegata è quella del cut-up che associa testi altrui alla propria narrazione. Le scene ‘tagliate’ sono testi senza autore. La sintesi estrema è quindi ‘affilata’ dalla forma del petit-onze: una composizione poetica che segue una regola rigida: quella di utilizzare undici parole in un ordine ‘categorico’. Tiziana Frittelli, Commissario Straordinario del PTV, dichiara: “Sono molto orgogliosa che il Policlinico, anche in un momento così drammatico abbia trovato, nel lavoro artistico di Angela Infante, uno strumento di analisi, di valorizzazione e di speranza. La inaugurazione di questa mostra coincide con l’avvio della campagna di vaccinazione per la popolazione over 80. Il Policlinico da “città fortificata da un muro di protezione“, fatto di parole e sentimenti di dolore, si trasforma in aquilone, simbolo di leggerezza e apertura verso una promettente e affidabile cura. Un grazie particolare ad Angela Infante per questa sua iniziativa così significativa.”

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