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La Fondazione Rangoni Machiavelli ha donato 14 immagini di Franco Fontana per abbellire e umanizzare gli spazi della sala di attesa della Terapia Intensiva dell’Ospedale Civile di Modena, diretta dalla dottoressa Elisabetta Bertellini. Qui i famigliari e amici aspettano di parlare con i medici o di poter entrare a visitare i propri cari ricoverati. Le immagini sono state idealmente consegnate oggi pomeriggio nel corso di una breve cerimonia alla quale hanno partecipato anche il Direttore Generale dottor Claudio Vagnini e la dottoressa Maria Cristina Soccorsi, medico dell’Anestesia e Rianimazione che hanno accolto e ringraziato i donatori: Claudio Rangoni Machiavelli, Tiziana Quartieri Rangoni Machiavelli della Fondazione Rangoni Machiavelli, Edvige Rangoni Machiavelli e Guido Pallotta. 
“Sono felice di essere qui oggi per presentarvi la sala di attesa della Terapia Intensiva rinnovata grazie alla donazione della Fondazione Rangoni Machiavelli – si è complimentato il Direttore Generale dottor Claudio Vagnini – che ringrazio di cuore. In questi anni di pandemia abbiamo imparato, purtroppo, a vedere le terapie intensive come luoghi iper-medicalizzati e freddi. In questi luoghi però vi sono persone che vivono le proprie esperienze personali e qui attendono di essere chiamati per incontrare i propri cari. È giusto che abbiano uno spazio accogliente, bello, che possa farli sentire meno soli.”
“Esprimo tutta la mia  gratitudine alla Fondazione Rangoni Machiavelli per la generosa donazione di queste magnifiche opere per la sala di attesa della nostra Terapia Intensiva – commenta la dottoressa Elisabetta Bertellini – Nella nostra attività quotidiana ci confrontiamo con situazioni di criticità che riguardano non solo le condizioni di salute dei pazienti, ma anche il vissuto dei lori cari che si trovano, spesso in modo improvviso e inaspettato, ad affrontare l’incertezza, la preoccupazione e la sofferenza. La relazione medico-paziente si allarga così necessariamente al contesto personale e familiare, e gli incontri quotidiani con i congiunti dei nostri ricoverati sono parte integrante della missione degli operatori di Terapia Intensiva. Un tale approccio, che vede la riscoperta delle dimensioni relazionali e narrative all’interno della medicina, privilegiando gli aspetti specificamente riferiti alla persona, e che si impegna a rendere i luoghi di cura e le stesse pratiche medico-assistenziali quanto più possibile accoglienti, è da sempre patrimonio del sapere medico e diventa sempre più imprescindibile di fronte al rischio di una burocratizzazione o esclusiva tecnologizzazione delle cure. Le conoscenze maturate nell’ambito della ricerca scientifica hanno dimostrato peraltro che la caratteristica percettivo-emozionale degli spazi si riflette sull’efficacia e qualità della cura e può avere effetti misurabili sia sui pazienti, in termini di miglioramento degli esiti clinici della malattia, che sui loro familiari nella riduzione delle condizioni di vulnerabilità e stress. L’obiettivo che l’iniziativa si propone è quello di contribuire a infondere serenità ai familiari dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva nell’attesa della relazione con i medici e operatori sanitari, espressione del riconoscimento della loro profonda influenza sul benessere del proprio caro e sul raggiungimento del risultato che il processo di cura si propone”. 

La Fondazione Rangoni Machiavelli, emanazione dell’omonima famiglia modenese, nasce come Opera Pia Rangoni nel lontano 1837, per lascito testamentario di Luigi Rangoni, ministro di economia e pubblica istruzione del Ducato di Modena. Nel 1995 è stata trasformata in Fondazione, con personalità giuridica di diritto privato. La Fondazione ha scopi benefici, di pubblica utilità e culturali.
“Nel caso specifico – ha spiegato il Presidente Claudio Rangoni Machiavelli – il  Consiglio d’Amministrazione ha ritenuto che un’iniziativa volta a rendere più gradevole e vivibile la sala d’attesa della Terapia Intensiva dell’Ospedale Civile di Baggiovara, cercando, attraverso l’arte e la bellezza delle opere del maestro Franco Fontana, di comunicare un po’ di serenità a chi in quel luogo vive spesso momenti di ansia se non di angoscia, fosse cosa utile per la nostra comunità e coerente con gli scopi della Fondazione. Oggi possiamo ammirare l’opera compiuta. Sono davvero soddisfatto per avere potuto, col contributo della Fondazione, rendere possibile la realizzazione di questa iniziativa. Ci tengo a ringraziare Christian Simonini, che ha installato  gratuitamente le immagini, come atto di generosità”.
“L’irruzione della pandemia in questi anni – ha concluso la dottoressa Maria Cristina Soccorsi, medico dell’Anestesia e Rianimazione –  ha costretto tutti noi a confrontarci con il senso del limite e di impotenza e a riscoprire il significato più profondo della nostra missione che non è quello di guarire, bensì di metterci al fianco dei pazienti e dei loro cari e creare con essi una relazione in cui sentano che ci sia qualcuno che si prenda cura di loro e che si adoperi per cercare soluzioni che li faccia stare meglio nel percorso spesso difficile della malattia. La crescente sensibilità e attenzione verso le modalità con cui i pazienti e i suoi familiari, vivono e percepiscono l’esperienza della malattia all’interno delle strutture ospedaliere ha aperto nuovi ambiti di ricerca verso soluzioni che riducano il più possibile la distanza tra il mondo esterno e quello interno all’ospedale e che riparino la rottura tra sano e malato. l linguaggio dell’arte attraverso le vedute fotografiche del maestro Fontana vuole rappresentare un elemento di distrazione e rassicurazione capace di trasmettere ai familiari quel benessere emotivo che gli consenta di estraniarsi, anche solo temporaneamente, dal contesto ospedaliero”.
“Desidero ringraziare l’amico Franco Fontana per averci donato le 14 stampe che noi abbiamo incorniciano e installato – ha aggiunto Tiziana Quartieri Rangoni Machiavelli, Fondazione Rangoni Machiavelli – è davvero un’emozione vedere l’opera compiuta. Speriamo di aver contribuito a dare un ambiente confortevole ai famigliari dei pazienti della Terapia intensiva dell’Ospedale Civile, un ambiente confortevole.”

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