Regione Lombardia, Delegazione di Roma, promuove dal 17 aprile 2025 al 20 febbraio 2026 la mostra collettiva INTUS 2025, a cura di Domenico de Chirico ed Eleonora Angiolini che presenta le opere di cinque artisti contemporanei: Renato Calaj, Alessio Deli, Michela Milani, Gianluca Patti e Arjan Shehaj.

INTUS 2025 non è solo il nome di una mostra di arte contemporanea, ma è anche la seconda edizione di un progetto nato dalla collaborazione di Regione Lombardia con Isorropia Homegallery, con l’obiettivo di promuovere e supportare artisti italiani, da sempre missione dell’associazione culturale no profit. L’iniziativa fa parte di un approccio culturale che si sviluppa all’interno di spazi di lavoro e sedi istituzionali, come valore aggiunto alla vita quotidiana. Porte aperte all’arte e alla cultura per creare un dialogo multidisciplinare a sostegno della crescita di persone e imprese, con l’obiettivo di rendere accessibili a un vasto pubblico spazi solitamente chiusi o privati.

Con questa iniziativa, la Giunta lombarda rinnova per il secondo anno la propria identità e la propria vision con un approccio inclusivo e partecipativo.

“Sono molto lieto della seconda edizione di INTUS 2025 – afferma il Presidente di Regione Lombardia – Prosegue il nostro impegno a promuovere la creatività giovanile e valorizzare, con l’arte contemporanea, gli spazi istituzionali. Spazi di vita e lavoro, spazi di riflessione e introspezione. Aprire le porte al pubblico è l’intento, più che simbolico, di questa esposizione che dà voce dal “dentro” alla bellezza e complessità dell’esperienza umana. Cinque giovani e talentuosi artisti presentano le loro opere ed è un orgoglio ospitarle nella nostra sede di Roma, a beneficio della collettività”.

In mostra ventotto opere dei cinque artisti disseminate all’interno della sede istituzionale, in un dialogo intenso e suggestivo che invita il visitatore a esplorare il sottile confine tra ciò che è manifesto e ciò che è sfumato, tra il materiale e l’immateriale, e tra il tempo vissuto e quello eterno. Ogni artista, con la sua ricerca estetica e concettuale unica, crea un dialogo che trascende i limiti delle singole discipline, spingendo lo spettatore a confrontarsi con il proprio stato d’animo. “In un continuo intreccio di forme, colori e materiali, queste opere invitano ad addentrarci nella fugacità dell’esperienza umana, nella memoria che si sedimenta nel tempo e nell’incessante trasformazione dell’essere – affermano i due curatori -. La mostra si configura così come un cammino nell’interiorità, una riflessione sull’impermanenza e sul dinamismo dell’esistenza, un invito a guardare oltre le apparenze e ad abbracciare la pluralità insita nell’essere”.

La mostra collettiva si concentra sull’intimità dell’essere, sia nella sua dimensione fisica che psichica, attraverso una fusione armoniosa di pittura e scultura. L’esposizione invita a riflettere sull’interiorità non solo come spazio fisico, ma anche come profonda realtà mentale ed emotiva. Le sculture, con la loro nostalgica densità suggeriscono allo spettatore che l’interiorità è in continuo mutamento, mentre la pittura, attraverso colori vibranti e pennellate che oscillano tra forza e delicatezza, istinto e raziocinio, diventa metafora di un respiro che si espande e si ritrae, in un ciclo ininterrotto che abbraccia le più disparate sensazioni, pensieri e percezioni.

La ricerca estetico-concettuale di Renato Calaj annulla le tecniche tradizionali del graffitismo, concentrandosi su concetti come spazio, confine, limite e tempo. Partendo dall’uso della bomboletta spray, Calaj fonde street art e urban art in un contesto ridimensionato e privo di confini definiti, esplorando il rapporto tra tempo, trasformazione e distruzione, e riflettendo sulla fugacità dell’esistenza e sull’impronta che il tempo lascia su tutto ciò che tocca. Le sue opere invitano a una riflessione filosofica sull’impermanenza e sulla transitorietà dell’esperienza umana. D’altro canto, la ricerca artistica di Alessio Deli, radicata nella tradizione classica del Mediterraneo, esplora il contrasto tra la bellezza ideale delle sue opere e la complessità del mondo contemporaneo. Negli ultimi dieci anni, la sua produzione si è arricchita di tematiche figurative, attraverso il recupero di materiali abbandonati e il riciclo, con particolare attenzione alla memoria storica e alle tradizioni plastiche italiane. Recentemente, ha ripreso l’uso di materiali tradizionali come il travertino, il bronzo e la ceramica, integrandoli con resine ecologiche e metalli. La sua ricerca include anche l’apprendimento delle tecniche tradizionali legate alla lavorazione del travertino romano, simbolo della romanità nella scultura e architettura. Le sue opere figurative includono le “Korai” e i “Kouroi”, che rappresentano figure femminili e maschili, emblemi di un’epoca antica, ma con vesti e gesti contemporanei. Il ciclo culmina con l’opera “Anthropocene”, simbolo del dramma ambientale e culturale attuale. In un mondo in rapido cambiamento, le sculture di Deli si ergono come monumenti alla bellezza, che sfidano il tempo e cercano di ricucire il legame tra passato e presente, rispondendo alle crisi culturali e climatiche con un silenzioso rinnovamento.