L’intruso di Lorenzo Zanotti
Orma ART presenta L’intruso, la più ampia mostra personale del giovane pittore italiano Lorenzo Zanotti, un artista che ha consegnato alla pittura i frammenti più segreti della propria esperienza, lasciandoli sedimentare in atelier finché non fossero pronti a emergere. Intitolata L’intruso, la mostra, curata da Barbara Magliocco, propone un viaggio in tre capitoli attraverso la ricerca pittorica di Zanotti, articolata tra Cicli Domestici, Benvenuto e Anatomia di un’assenza.
Composta da oltre 17 opere, in gran parte inedite, l’esposizione mette in luce il progressivo formarsi di un linguaggio pittorico che intreccia silenzi interiori, visioni isolate e frammenti autobiografici. «In questo spazio sospeso lo spettatore è invitato a colmare le pause con la propria immaginazione, ad addentrarsi nei frammenti di racconto e a tessere narrazioni non lineari che dialogano con la propria esperienza»,
osserva la curatrice Barbara Magliocco.
Il percorso espositivo si apre con le prime tele ambientate in interni domestici: tonalità calde d’ocra, arredi discreti e studi prospettici. Da lì si approda alla svolta figurativa, segnato dall’irruzione di un individuo-archetipo destinato a diventare presenza emblematica e ricorrente in tutta la produzione successiva.
Quella figura vaga come un intruso, da cui il titolo della mostra; è in un luogo, ma non vi appartiene. La si scorge sola, avvolta soltanto dalla propria ombra, oppure in compagnia di altri personaggi che non la riconoscono. La tavolozza, dominata da blu petrolio e verdi giada, restituisce corpi che si sfiorano senza trovarsi, delineando un universo freddo e distante e, proprio per questo, sorprendentemente vicino a ciascuno di noi, spesso sospesi nella stessa condizione; un paesaggio attraversato da una tensione emotiva sotterranea e vibrante.
Nelle tele di Lorenzo Zanotti la pittura diventa uno specchio spietato e insieme compassionevole: mostra la vita così com’è, con le sue verità immediate, la presenza vibrante dei corpi, i dubbi che li attraversano; lascia intravedere cadute e ricomposizioni, frammenti di bellezza accanto a lampi di bruttezza. Ogni pennellata accetta il paradosso per cui il sublime e il prosaico convivono sulla stessa superficie, come due lati di una medesima esperienza. In questo senso torna alla mente Nietzsche, quando in Crepuscolo degli idoli annota: «Che cos’è il bello? Tutto ciò che riesce. Che cos’è il brutto? Tutto ciò che fallisce.» È nell’interstizio fra questi due esiti che Zanotti situa la sua ricerca: un racconto pittorico dove magnificenza e fragilità, ordine e rovina, si tengono per mano, rivelando che l’esistenza non è altro che il loro dialogo ininterrotto.