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Dal 4 maggio al 4 giugno 2024 la Blue Gallery di Venezia, ospita la mostra personale “Pintar el Viaje” dell’artista spagnolo Pedro Cano.

L’esposizione co-organizzata dalla Fundación Pedro Cano, propone una selezione di diciotto acquerelli, di piccolo e medio formato, realizzati dal Maestro. 

Silvio Pasqualini direttore di Blue Gallery fedele alla sua missione di rompere gli schemi delle attuali pratiche espositive, propone dopo due emergenti un artista ormai riconosciuto e con un forte tasso identitario, ponendo sulla stessa retta, con un cambio di marcia, in un’ottica atemporale, i giovani con i Maestri. 

L’interesse dell’artista spagnolo per i luoghi della cultura mediterranea si alimenta nel corso dei continui viaggi che hanno caratterizzato tutta la sua esistenza, nomade per indole e cultura. L’idea che la vita non termina dove finiscono le ultime case del proprio villaggio dell’entroterra murciano, infatti, ben presto lo convince che il viaggio sia parte imprescindibile della vita realizzando solo più tardi quale sterminata fonte di cultura avrebbe significato per lui la conoscenza di altre terre e quanto da queste avrebbe assorbito grazie al suo vagabondare per il mondo.

Pedro Cano, dunque, è il nomade che ama il ricordo del suo luogo natio e che, al contempo, cerca altrove una nuova patria; e sempre la trova senza mai dimenticare d’essere pittore con quaderni al seguito che ricolma ad ogni passo con schizzi e colori. Su questi traspone la grandiosità delle architetture e, al contempo, i riverberi del loro vissuto restituendo spazi unici, intimamente connessi alle genti che nei secoli li hanno edificati e vissuti. 

Per trasferirli su sottili fogli di carta sceglie l’acquerello, il medium espressivo ideale per un viaggiatore come lui; una tecnica, di cui è un vero maestro, che non ammette ripensamenti o correzioni, che nasce senza disegno, senza traccia, prodigio di innato naturalismo e virtuosismo.

La scoprì definitivamente negli anni ’80 quando è vissuto in America per cinque anni.

Con pennellate mai prodighe di dettagli, nelle colonne o sulle facciate appena accennate, trasferisce non solo l’essenza architettonica, la sua plasticità e la sua austera severità ma anche, e soprattutto, le trepidazioni e le suggestioni avverte giungendo in quei luoghi.

Intense emozioni come intense sono le trame rese ben oltre la superficie della carta, in cui sfumature, tracce e tessiture sono solo apparentemente casuali. La tavolozza è poco affollata e quel poco da tonalità di ciano, verde, marrone, ocra e nero; tutto contribuisce in maniera corale a fornire potenza espressiva agli acquerelli esposti a Venezia.

Scandagliando la superficie su cui, all’apparenza, non esiste tracciato grafico, all’improvviso tutto, compostamente, si definisce, esito di una maestria cui si perviene soltanto con assiduo esercizio.

Nelle sue opere il Maestro passa dalla figurazione puntuale alle più iperboliche astrazioni al punto che, se la prima svanisse, resterebbero i fondali a descrivere la poetica informale che pure gli appartiene.

I suoi pennelli indagano la superficie della carta con familiarità, con moto apparentemente casuale, alla ricerca dei punti e dei piani dove la luce incrocia l’essenza più intima, evidenziando la complessità dei volumi, rilevando persino le stratificazioni che il tempo implacabile ha imposto alle architetture e alla vita stessa scorsa di quei luoghi.

Nella sua opera tutto questo è declinato ad ogni variazione di tono, nei primi piani e nei piani di fondo e questa è, da sempre, la grande forza che caratterizza l’opera pittorica di Pedro Cano che percepisce e registra non solo ciò che si vede ed è tangibile ma anche ciò che è invisibile, sotteso, facendo affiorare al contempo ricchezza espressiva e complessità soggettiva.

Una complessità che ciascuno è chiamato ad elaborare con la propria capacità critica, giungendo ad una lettura degli acquerelli di Pedro Cano mai banale e sempre fortemente evocativa, ben oltre ciò che in essi viene materialmente rappresentato.

Con questo approccio Pedro Cano offre al visitatore la sua più autentica visione del viaggio e dell’Odissea artistica a cui ha dedicato metà della sua vita, un appassionato personalissimo omaggio al patrimonio culturale del Paese, l’Italia, eletto a sua seconda patria, che tante vestigia di mediterranea umanità accoglie e conserva con notevole impegno, assolvendo all’onere di perpetuarne la memoria nei secoli a venire.

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