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Uomo macchina è il titolo di un’opera seminale di Arnaldo Pomodoro.

L’artista rappresenta la sagoma di un corpo umano definita da linee spezzate e forme geometriche, simbologie arcaiche e microchip futuribili che raccontano quell’immaginario ingenuo che proiettava nell’uomo del futuro morfologie meccaniche e poteri bionici.

Pamela Diamante protagonista della 15° edizione di Project Room – il progetto “osservatorio” di Fondazione Arnaldo Pomodoro dedicato agli sviluppi del panorama artistico internazionale, affidato per il 2022 alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone – è entrata con curiosità nello studio e nell’archivio del Maestro ritrovando in quest’opera una corrispondenza d’intenti, un’origine generativa di processi visivi e d’interpretazione.

Con questa edizione di Project Room, infatti, la Fondazione avvia un nuovo corso del progetto, per evidenziare le assonanze tra temi e ricerche delle nuove generazioni e quelli che hanno caratterizzato il percorso artistico di Arnaldo Pomodoro, per guardare con occhi nuovi al passato e al futuro dell’arte.

Ma se l’Uomo macchina racconta un percorso verso il futuro intrapreso da un uomo in solitaria, Stato di flusso – il progetto site specific pensato da Diamante per gli spazi della Fondazione – racconta di identità singole la cui unicità acquisisce senso in una dimensione corale.

In questo progetto l’artista fa confluire la sua ricerca e le suggestioni provenienti dalle opere del Maestro in un’inedita riflessione sui processi vitali, sulle energie latenti e mobili che definiscono corpo e psiche di ciascun individuo.

Stato di flusso è il risultato di un processo relazionale innescato dall’artista con un gruppo di persone invitate a compiere un percorso di riflessione sulla propria condizione esistenziale.

Da questa esperienza sono nati 6 video in cui le persone coinvolte sono distese e a occhi chiusi, intente a compiere l’azione più vitale possibile: respirare.

È esattamente questo tempo circolare che ho ricreato attraverso i video in loop dei sei corpi atti a respirare, gesto che nella sua semplicità racchiude l’origine della forza vitale. Mi piace pensare a questi corpi come a flussi di energia, impulsi in risonanza, soggettività in divenire che riescono a sconfinare la percezione di un presente infinito attraverso il nomadismo psichico; è un andare verso il proprio mondo interiore ma solo ognuno di noi può sapere a cosa porterà questo viaggio. A mio modo ho voluto rappresentare una sfaccettatura di questo tempo. Dopotutto l’opera d’arte deve essere tempo. (Pamela Diamante)

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