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La mostra ‘Viaggiando oltre il perimetro dell’immagine’, a cura di Lorenzo Bruni, presenta dal 4 al 26 maggio 2024, le ricerche degli artisti Corrado Bonomi, Gianni Cella, Piero Gilardi, Plumcake e Aldo Spoldi in un dialogo fra opere realizzate in differenti anni e attraverso diversi media installativi. L’intento dell’esposizione è quello di proporre un intervento pensato appositamente per l’occasione, ovvero capace di confrontarsi con gli spazi fortemente connotati del settecentesco Palazzo Saluzzo Paesana di Torino.

Il progetto, sostenuto da Gruppo Zenit, vede la diretta collaborazione degli artisti e della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, non solo per l’ideazione del percorso espositivo, ma anche per la realizzazione della pubblicazione realizzata da Umberto Allemandi Editore. Il catalogo consente di approfondire alcune delle attitudini comuni degli artisti, come l’esigenza di fuoriuscire dal perimetro del quadro, per farsi attivatori di un dibattito sociale, di produrre una critica ai mass media e alla “società dello spettacolo” per mezzo di una dimensione pop dolcemente ironica/sarcastica, fino all’indagine sul rapporto tra la storia dell’arte e l’influenza delle nuove tecnologie rispetto alla loro stessa normalizzazione nella vita di tutti i giorni.

L’esposizione Viaggiando oltre il perimetro dell’immagine – caratterizzata da immagini scultoree e installative dal forte spirito straniante e dai colori esuberanti, ma a tratti malinconici, attraverso cui viene riletta in chiave inedita l’estetica del pop – è stata ideata per rispondere ad un doppio registro di esigenze.

Obiettivo primario è quello di restituire in maniera scientifica i percorsi di cinque figure di spicco del panorama dell’arte italiana: Bonomi, Cella, Gilardi, Plumcake e Spoldi. «Un proposito perseguito attraverso la proposta di cinque personali nelle differenti sale fortemente caratterizzate di Palazzo Saluzzo Paesana, al fine di creare delle vere e proprie ‘macchine del tempo’  per effettuare un vero e proprio viaggio/dibattito dagli anni Settanta fino ai Duemila – sottolinea Lorenzo Bruni, curatore della mostra – a partire dai movimenti studenteschi e le proteste figlie del ‘68 con Piero Gilardi e Aldo Spoldi, passando per il “secondo boom” degli anni Ottanta con Plumcake e Gianni Cella, fino alle riflessioni legate al “crossover” tra i linguaggi artistici tipico degli anni ’90 con Corrado Bonomi».

Un secondo fine riguarda, invece, la restituzione di obiettivi comuni da parte di artisti così diversi, che, anche se di generazioni diverse, hanno risposto in maniera simile alle imposizioni di sistema proponendo una lettura sovversiva e spiazzante ‘dell’ordinario nel possibile’. Intenti comuni che vanno dall’attenzione ai temi ambientali a quelli della costruzione di una comunità di esperienze, dallo smascheramento delle ipocrisie sociali alla ricostruzione di un’idea di storia dell’arte non del tutto dipendente alle logiche del mercato. Attitudini che sono perfettamente concretizzate dalla sala dedicata al progetto ‘corale’ della Banca di Oklahoma ideato da Aldo Spoldi nel corso degli anni ’80, per instillare una critica all’economia finanziaria che stava divenendo sempre più influente proprio in quegli anni. L’installazione, oltre ad esporre l’oggetto/panchina, l’assegno, la scultura dello sponsor messaggero, comprende anche i Brunelli, ovvero monete giganti, create dai singoli artisti, con cui hanno interpretato la loro personale adesione a questa nuova visione possibilista delle cose.

Le singole ricerche dei cinque artisti in mostra sono quindi indagate per mezzo del dialogo tra opere di differenti anni che, a confronto con le sale del palazzo Saluzzo Paesana, acquisiscono il valore ambientale e di intervento “site-specific” come se fosse una rilettura a posteriori del proprio lavoro da parte dell’artista stesso.

Le opere in mostra spaziano così dall’installazione Poiesis del 2004 di Piero Gilardi ai Totem del 1989 di Corrado Bonomi – sculture ottenute impilando taniche di plastica tenute assieme da tubature di metallo e tracce pittoriche che indagano gli strati terrestri attraverso sezioni stratigrafiche. Contemporaneamente, in altre sale, i dialoghi tra opere di anni diversi prendono le mosse dal lavoro di Gianni Cella America prima dell’immigrazione del 2019 e dalle sagome dei Plumcake, come quella del 1990 esposta alla Biennale di Venezia in cui un giovane, in resina rossa, sembra sorridere incurante di quello che gli accade attorno con la sua lampada accesa che emana, in maniera fumettistica, un cono di luce a terra. E ancora, nel caso di Aldo Spoldi, è la sua nuova opera installativa costituita da sagome dipinte, dal titolo La risata di Dio che si sviluppa sulle pareti della sala, a costituire la possibilità di un confronto inusuale, al pari di una danza, tra le figure che l’artista ha messo in scena dal ’68 in poi,  come Enrico il verde o Gina la ballerina, fino all’arlecchino che scappa fuori da un quadro precedente. Oltre alla sala dedicata al progetto della Banca di Oklahoma e all’intervento di Corrado Bonomi negli spazi della cucina con le opere pittoriche del ciclo Mare raffiguranti creature marine dipinte direttamente nelle confezioni vuote di latta e le sculture dedicate ai dittatori del secolo passato, sarà presente anche una sala dedicata al fotografo Met Levi con le immagini straordinarie realizzate dal 1968 con la sua Rolleiflex con planar 3,5 che documentano, in un commovente ed energico bianco e nero, i cambiamenti sociali, politici e artistici di quegli anni.

Il percorso curatoriale Viaggiando oltre il perimetro dell’immagine ideato da Lorenzo Bruni, nasce così per fornire molteplici letture quante le sfaccettature che hanno sempre fatto emergere gli artisti rispondendo con spirito critico e pungente ai cambiamenti della loro contemporaneità dal ’68 ad oggi. Per questo motivo, la scelta del curatore è stata quella di trattare le singole opere come interventi corali di tipo ambientale in dialogo/risposta al contenitore che li ospita. Una scelta che permette di rendere evidente la loro volontà di estendere il perimetro dell’opera a tutto l’ambiente in cui viene inserita per coinvolge direttamente lo spettatore nel prendere parte ai principi interpretativi che utilizziamo per giudicare/interpretare non solo l’arte, ma in generale la società di cui facciamo parte. 

Gli obiettivi della mostra sono quelli di fare luce sulle attitudini di ricerca degli artisti presentati, che affondano le loro radici nelle istanze di rinnovamento del ’68 e poi degli anni 90, e sui loro temi con cui puntano a trovare un equilibrio tra categorie normalmente considerate oppositive come: naturale/artificiale, artigianale/industriale, solitudine/moltitudine, intimo/pubblico, politico/poetico, pittorico/scultoreo. Questo intento si affianca, però, alla volontà di analizzare i loro interventi anche alla luce dell’attualità delle loro intuizioni critiche. Approccio necessario non solo per valutare le loro opere, ma anche per ri-pensare in maniera radicale sull’attuale smaterializzazione della realtà prodotta dalla iper-connettività digitale a cui siamo abituati oggi: dalla dittatura dell’algoritmo alla virtualizzazione del denaro, dalla Blockchain a ChatGpt, dalle fake news alle immagini post-prodotte e filtrate condivise in tempo reale producendo quello che viene definito “presente espanso” in cui passato e presente si mischiano in un tutto “democratico” indistinto.

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