Print Friendly, PDF & Email

Dopo Ascoli Piceno e Roma, Senigallia accoglie al Palazzo del Duca le opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma: 51 opere dal XV Secolo al Novecento, rinate dopo un lungo lavoro eseguito a cura di ANCI Marche, Pio Sodaizio dei Piceni e Regione Marche.

RINASCIMENTO MARCHIGIANO: una parte del prezioso patrimonio disseminato nel territorio marchigiano, recuperato e portato a nuova vita. Grazie agli interventi di tecnici della regione, in collaborazione con l’Università di Camerino, l’Università di Urbino e la direzione scientifica della Soprintendenza, è stato inoltre possibile effettuare nuove attribuzioni e acquisire inedite conoscenze relative alle tecniche e ai materiali utilizzati dai maestri rinascimentali.

Da questa mostra si esce “patinati di spiritualità”: oltre ed insieme al messaggio eterno delle opere si vive la cura e la pazienza del restauro, per una nuova vita.

Le opere sono di proprietà di 17 differenti Enti pubblici ed ecclesiastici delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, per le quali si apre una nuova vita. Queste dovranno poi tornare nelle chiese, nei musei e nei palazzi pubblici da cui provengono, ridando nuova vita alle tradizioni ed alle relazioni umane e culturali per le quali sono nate.

Nella mostra e nel prezioso catalogo che la accompagna la descrizione delle fasi dei restauri che hanno richiesto mesi di lavoro.

Diversi i luoghi di provenienza e gli artisti in mostra. Del veneziano Jacobello del Fiore le otto tavole delle “Storie di Santa Lucia”: viene così ricomposto l’intero ciclo proveniente dal Palazzo dei Priori di Fermo. Realizzate tra il 1420 e il 1425 raffigurano le storie di Santa Lucia secondo il testo della Leggenda Aurea, importante fonte agiografica di Jacopo da Varazze.

Da  Lucia sulla tomba di Sant’Agata con la madre malata fino al martirio subito  per essersi rifiutata di negare la fede cristiana in quella che è ora classificata come una pala ribaltabile.
Un altro esemplare di grande valore culturale recuperato è la campana databile al XIII secolo e molto probabilmente realizzata per la canonizzazione di San Francesco avvenuta nel 1228: la più antica campana francescana conservata nei depositi del Forte Malatesta di Ascoli Piceno dopo che nel 2016 venne salvata grazie al coordinamento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e all’intervento dei Vigili del Fuoco che si calarono da un elicottero tra le macerie. L’importanza di questa campana è tale che nel 2017 venne esposta nella mostra Facciamo presto. Marche 2016 – 2017: tesori salvati, tesori da salvare, realizzata dagli Uffizi per raccogliere fondi per il risanamento dei danni inferti dal sisma e per i restauri.

In mostra, tra gli altri, il bolognese Baldassarre Croce e, poi, Giovanni Baglione, i ravennati Giovanbattista e Francesco. Ragazzini, Giovanni Serodine, Ludovico Cardi detto Il Cigoli, fino alle opere degli artisti della Bottega di Cola dell’Amatrice.

Nella sezione dedicata alle sculture tre scene di compianto, il gesso di Giuliano Orsolini e la “Annunciazione della Vergine” di Vincenzo e Ettore Conti.

Di Gaetano Orsolini un’opera datata 1954 “La schiava”.

Infine l’opera orafa di Pietro Bracci di grande rilevanza storico-artistica  in quanto contenente un frammento della vera croce e una coppia di reliquiari, realizzati nel XVIII secolo, oreficeria romana barocca, ora di proprietà del comune di Ascoli Piceno.

Share Button